Come fare SEO per Google Shopping

Google ha una lunga storia con i servizi per i prodotti venduti sugli ecommerce che comincia nel lontano 2002 . Il 12 dicembre di diciotto anni fa vide la luce Froogle nato da una idea eccezionale di Craig Nevill-Manning il quale riuscì con uno speciale algoritmo a mettere in contatto gli utenti che volevano cercare prodotti sui siti di shopping online con i singoli venditori, andando a confrontare i prezzi tra i diversi e-commerce.

Poi Google Base ha assorbito Froogle e entrambi per anni hanno fornito un metodo per i commercianti di informare Google sui propri prodotti andando a migliorare la visibilità nei risultati di ricerca organici.

Chiunque facesse come lavoro l’ottimizzatore dei contenuti per i motori di ricerca a metà degli anni 2000, fare SEO e ottimizzare i prodotti o i servizi da vendere on line per Froogle e Google Base era una parte del lavoro.

Potremmo dire, senza essere smentiti, che quelli erano i primi giorni dei feed per lo shopping in internet.

Ma nel 2012 Google ha cambiato le inserzioni dei prodotti passando dalla modalità gratuita a quella a pagamento. Le inserzioni in Google Shopping (che ha sostituito Google Base) da quel giorno si sono legate a Google AdWords.

Da quel giorno molti SEO specialist hanno smesso di concentrarsi su Google Shopping preferendo invece dedicare il proprio tempo all’ottimizzazione della ricerca organica. Hanno iniziato a utilizzare i dati strutturati come Schema.org, utilizzando i rich snippets per dare una maggiore visibilità nei risultati di ricerca.

Poi eccoci tornati al presente quando nel mese di aprile 2020 Google ha annunciato che stava restituendo alcune inserzioni gratuite ai risultati di Shopping.

Il titolo di un post sul blog di Bill Ready, president of commerce di Google, recitava: “Ora è gratis vendere su Google” tanto che nel post ha scritto:  “Con centinaia di milioni di ricerche di shopping su Google ogni giorno, sappiamo che molti rivenditori hanno gli articoli di cui la gente ha bisogno in magazzino e pronti per la spedizione, ma sono meno scopribili online. Per i rivenditori, questo cambiamento significa esposizione gratuita a milioni di persone che vengono su Google ogni giorno per le loro esigenze di shopping. Per gli acquirenti, significa più prodotti da più negozi, scopribili attraverso la scheda Google Shopping. Per gli inserzionisti, questo significa che le campagne a pagamento possono ora essere aumentate con inserzioni gratuite”.

Ready ha citato la pandemia come motivo del cambiamento. Ma, probabilmente, sarà permanente visto che per molti marketer internazionali la vera sfida è stata voluta per combattere gli acquirenti che usano solo Amazon per la ricerca di prodotti. Presumibilmente, questo ha influenzato la decisione di Google.

Nel portale Shopping Help (per i consumatori), Google descrive la parte organica dei risultati di Shopping:

“Se non diversamente indicato, le offerte su Google Shopping sono classificate in base alla rilevanza, compresi i termini di ricerca e altre attività di Google. Alcuni dati degli annunci vengono utilizzati per migliorare la qualità dei risultati. Le offerte che hanno l’etichetta ‘Sponsorizzato’ significa che il pagamento dell’inserzionista a Google può anche influenzare il modo in cui gli articoli sono classificati e raggruppati. Google viene compensato per i clic su questi annunci”.

Il vecchio è nuovo

Eccoci nel 2021, riprendendo da dove Google ha lasciato nel 2012. Google Base è stato sostituito da Google Merchant Center, dove un rivenditore può collegare un feed di dati di prodotto in tempo reale direttamente a Google.

Il feed del Merchant Center, per inciso, non deve necessariamente duplicare il sito web. Questo è enormemente utile. Per esempio, se un gestore utilizza una piattaforma di e-commerce poco flessibile che non aggiorna facilmente i tag dei titoli si potrebbe costruire un feed di prodotti pesantemente ottimizzato così da portare un sacco di vendite grazie al miglioramento del posizionamento in Google Shopping.

Inoltre non ci dimentichiamo mai che Google Shopping è la base dalla quale partire per impostare una strategia di Returning Shoppers vincente, ossia riuscire con il digital marketing e le vendite online a rafforzare il brand e far sì che i clienti si trasformino da virtuali in clienti veri che fanno shopping direttamente nei negozi fisici.

Come ottimizzare il feed di Google Shopping

I feed dei prodotti sono essenziali per le inserzioni in Google Shopping. Probabilmente il tuo software ecommerce ha un generatore di feed predefinito. Ci sono anche fornitori di feed indipendenti. Oppure, puoi creare il tuo feed con Google Sheets, che funzionerà nativamente con Google Merchant Center.

I feed dello shopping possono includere termini di ricerca pertinenti nei titoli e nelle descrizioni dei prodotti. L’inclusione di questi termini è scalabile con lo scraping – tirando i titoli dei prodotti e i dettagli in un foglio per identificare rapidamente i termini chiave. Dopo alcune ore (a seconda della quantità di prodotti), pubblica il tuo feed e misura i risultati. Poi ripetere secondo necessità.

Se non hai esplorato l’ottimizzazione dei feed, te la consigliamo vivamente.