Essere licenziati non è certamente una buona notizia, anzi, soprattutto in un momento storico nel quale il lavoro scarseggia.
Nell’ipotesi in cui si ritenga di essere stato licenziato ingiustamente, però, bisogna anche conoscere quali sono gli strumenti a disposizione per poter reagire e per poter fare valere i propri diritti.
Parliamo dell’ipotesi di far valere le proprie ragioni impugnando, ad esempio, la classica fattispecie del licenziamento senza giusta causa.
Il licenziamento senza giusta causa consiste in una tipologia di licenziamento illegittimo appunto perché – come si può dedurre dal nome – è fondato su una causa ‘non giusta’, vale a dire illegittima.
Secondo il codice civile, è giusta causa quell’evento che, quando si verifica, rende impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro, anche solo temporanea.
Una grave inadempienza contrattuale, fatti ed episodi che abbiano rotto quella necessaria fiducia che intercorre fra lavoratore e datore di lavoro (per esempio, il lavoratore sorpreso a rubare) sono alcune delle cause che possono giustificare il c.d. licenziamento in tronco.
Il fallimento dell’azienda, invece, non è licenziamento per giusta causa. Che cosa fare quando si viene licenziati per motivi ingiusti? Come far valere le proprie ragioni?
La prima cosa da fare è rivolgersi, tempestivamente, ad un difensore che sia esperto di diritto del lavoro. L’avvocato potrà consigliare due strade al lavoratore licenziato.
La prima è quella della tutela reale, prevista per le aziende che abbiano più di 15 dipendenti assunti. Il datore di lavoro, in questo caso, è obbligato a reintegrare (nello stesso posto e nelle stesse mansioni che occupava prima di essere ingiustamente licenziato) il lavoratore, e a risarcirgli il danno (con una somma di minimo 5 mensilità), sempre che si dimostri che il licenziamento era senza giusta causa.
La seconda ipotesi, invece, è quella della c.d. tutela obbligatoria. In questo caso, il datore di lavoro deve riassumere e non reintegrare il lavoratore, entro 3 giorni. In alternativa, deve pagare una indennità che viene stabilita dal giudice.
Se l’azienda ha fino a 15 dipendenti nella singola unità, o 60, se si calcolano tutte le unità di lavoro presenti a livello nazionale, allora si applica la tutela obbligatoria. Se ha più di 15 dipendenti o 60 a livello nazionale, si applica la tutela reale. Va da sé che è sempre preferibile la riassunzione, ma non sempre ciò è possibile. Infatti la tutela obbligatoria consiste ‘solo’ nel risarcimento del danno e lascia comunque il lavoratore senza un posto di lavoro.
Quindi, come essere reintegrati nel posto di lavoro?
L’impugnazione del licenziamento ritenuto ingiusto può essere proposto dal lavoratore, dall’associazione sindacale, da un rappresentante del lavoratore.
L’impugnazione (bisogna fare molta attenzione ai termini) va proposta entro 60 giorni da quando si ha ricevuto la lettera del licenziamento senza giusta causa.
Si può quindi depositare il ricorso conto il licenziamento al Tribunale del Lavoro entro 180 giorni, o alternativamente, comunicare al datore di lavoro la richiesta di conciliazione o arbitrato entro 180 giorni. Se non si riesce a raggiungere alcun accordo, allora entro 60 giorni dal mancato raggiungimento di una conciliazione bisogna depositare il ricorso.
Attenzione al decorso dei termini: se il lavoratore non impugna il licenziamento nei termini indicati, decade dal diritto di far valere il suo licenziamento.